Covid: riportiamo i ragazzi a fare sport
Feb 5, 2021
NIENTE più partite di calcetto o di basket. Cancellate anche le nuotate in piscina o i pomeriggi in palestra. La chiusura di gran parte dei centri sportivi si è portata via anche le lezioni di danza o di ginnastica ritmica. Un problema per i bambini e adolescenti che spesso non possono fare a meno dello sport. Per loro l’esercizio fisico è un mezzo per stare bene da un punto di vista fisico ma anche mentale. Un aspetto ancor più importante per tanti ragazzi che vivono parte delle giornate di scuola barricati in casa con l’insegnamento a distanza. Una sedentarietà che alla lunga può fare male. “Bambini e ragazzi hanno bisogno di attività di movimento per la loro crescita fisica e psichica, l’interruzione quindi degli sport che stavano facendo ha rappresentato una lunga battuta d’arresto che ha modificato i loro ritmi quotidiani di vita, l’umore, il sonno, l’alimentazione. La vita sedentaria al chiuso ha determinato in molti un aumento di peso e parecchi di loro, pur accettando sul piano razionale le misure costrittive del confinamento, dal punto di vista emotivo hanno avuto la sensazione di essere stati vittime di una punizione immeritata e dura. Quelli poi che si stavano allenando in vista di gare e tornei, hanno visto sfumare appuntamenti e scadenze importanti ben sapendo che non sempre è possibile recuperare”, spiega Anna Oliveiro Ferrais, psicologa e psicoterapeuta, già docente di Psicologia dello sviluppo all’università la Sapienza.
Lo sport ha un ruolo importante sul benessere fisico dei ragazzi anche perché li aiuta a essere collegati con il mondo reale. “Aiuta a rimanere nel momento presente, a entrare in empatia con i compagni di squadra, a fare squadra e non ultimo permette un miglioramento del tono dell’umore grazie all’endorfine che mette in circolo. Chi fa uno sport con regolarità, abbinato a una sana alimentazione, ha anche meno disturbi del sonno, ha una maggiore capacità di attenzione ed è in genere, come si dice, più performante. Lo sport, inoltre, insegna anche a rispettare l’altro – spiega Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo Di.Te. – Fare movimento sin da piccoli dà seguito a una forma mentis, insegna la disciplina e cos’è il lavoro di gruppo a chi fa uno sport di squadra. E imparare il gioco di squadra è fondamentale perché crea il senso della comunità. Questo momento storico, in particolare, ci dice quanto sia ancora più urgente ritrovare questo senso, in modo pieno”.
Lo sport di squadra
La sospensione degli sport che si praticano in squadra ha quindi tolto un’altra risorsa importante alla crescita. “Questo ha sicuramente inciso sull’insegnamento che le attività di squadra possono dare ai ragazzi, come per esempio collaborare, imparare a rispettare gli spazi dell’altro, avere una disciplina che inizi con l’essere puntuale agli allenamenti fino alla gestione degli spazi in condivisione negli spogliatoi. Lo sport è necessario al benessere psico-fisico dei ragazzi, perché permette di attivare tutto il sistema delle endorfine, lavorando sul tono dell’umore. Che in un periodo come questo è quanto mai necessario. Molti, però, non si sono nemmeno dedicatie a passeggiate a passo sostenuto, preferendo la spola tra divano, camera da letto. È comprensibile che trovare lo sprone a uscire per fare attività fisica fosse difficile, ai ragazzi e ai bambini è stato tolto tanto l’anno scorso. E ne avremo ancora per un po’, anche durante quest’anno”, spiega Lavenia.
Utile per i ragazzi con problemi di comportamento
“Lo sport apre la mente dei ragazzi, – spiega Gianluca Daffi, psicologo, docente all’università Sacro Cuore di Milano e autore del libro ‘Genitori risspettosi e rispettati’ – insegna loro a interagire con gli altri. Prendersi le misure in un contesto dove dove tutto è possibile. Esiste la dimensione della realtà ma anche quella del gioco. Basta pensare a rugby: abbiamo esperienze di ragazzini con problemi di comportamento che riescono bene nel rugby. E’ un contesto di realtà ma in cui alcuni loro atteggiamenti impulsivi sono accettati e possono rientrare nelle regole del gioco. Finita la partita quei comportamenti si esaurisconio e quel comportamento all’interno di quel campo viene accettato. Questo non accade a scuola. Lo sport non può essere sostituito da attività a distanza”.
Migliora attenzione e funzionamento cognitivo
Fare esercizio fisico, con regolarità e costanza fin da bambini, aiuta anche a sviluppare anche una maggiore creatività e a tenere alta la concentrazione. “Migliora l’attenzione e tutto il funzionamento cognitivo, come hanno dimostrato anche diversi studi. Inoltre, una meta analisi del 2016 ha messo in evidenza che un programma strutturato di allenamento per i bambini di età compresa tra i 7 e i 12 anni si associa a una migliore interazione sociale e all’abilità di risolvere problemi complessi”, spiega Lavenia. L’esercizio fisico è una carta vincente anche sugli adolescenti. “Lo sport chiede di ascoltarci, aiuta a rimanere centrati sul momento che stiamo vivendo, senza che la mente vaghi e si addentri in pensieri negativi che possono diventare anche un loop. Inoltre aiuta a migliorare il rapporto con un corpo che sta cambiando a conoscerlo meglio e a essere più consapevoli del proprio potenziale”, aggiunge Lavenia.
Il rapporto con il corpo
E’ il corpo infatti uno dei punti deboli dei teen ager. Si sentono brutti, non adeguati. Il movimento è un mezzo per accettare “un corpo che, trasformandosi, genera inquietudine, sia perchè sono indotti a concentrarsi sulle prestazioni, sui risultati e sul controllo del corpo, muscoli, riflessi, movimenti, invece che sulle sue dimensioni e caratteristiche estetiche, sia perchè possono riconoscere nei propri coetanei le stesse loro incertezze e timidezze, il che li aiuta a sdrammatizzare le proprie”, aggiunge Oliverio Ferraris.
Isolamento, junk food e sedentarietà
Chiusi nelle loro stanze, senza più allenamenti in gruppo, i ragazzi tendono anche a impigrirsi molto. Ci sono i compiti dopo la Dad e lo studio per le interrogazioni del giorno dopo. A volte alla sedentarietà si aggiunge l’aumento di consumo di junk food e in molti giovani il lockdown ha portato anche un aumento di peso. Per questo è bene che gli adulti li aiutino a uscire da questo torpore e a reagire. “Bisogna trovare i modi per consentire loro di svolgere comunque delle attività fisiche, meglio se all’aperto. Vanno bene anche attività domestiche o artigianali – aggiunge Oliverio Ferraris – che coinvolgono il corpo. Bisogna evitare che si adattino alla vita sedentaria. E’ già successo che dopo il primo lock down alcuni bambini e ragazzi non volessero più uscire e tornare a scuola, sia perchè si erano iperadattati a vivere dentro casa e di fronte agli schermi, la cosiddetta ‘sindrome della capanna’, e sia perchè restando sempre al chiuso avevano sviluppato una paura fobica del contagio”.
“Non esistono attività che possano sostituire l’esercizio fisico e per alcuni adolescenti è un dramma. Viene a mancare, soprattutto per i ragazzini che hanno fragilità particolari e la possibilità di fare squadra. Per loro sentirsi gruppo è fondamentale. Non solo far parte del gruppo è quello di sentire di prendersi cura del gruppo che è fondamentale. Prendersi cura di una squadra o di un gruppo. Questo è venuto meno – spiega Gianluca Daffi, psicologo autore del libro Genitori rispettosi e rispettati – .Cresciamo dei ragazzi che non sanno prendersi cura dei propri cari. Fra qualche anno ci saranno delle conseguenze su questo”.
Lezione al parco
Secondo Lavenia, aspettando la riapertura delle palestre i giovani “potrebbero cogliere l’opportunità per invitare anche i genitori a fare uno sport con loro nei momenti di pausa dal lavoro, per esempio, oppure iscriversi a qualche corso online, partecipare a gruppi che fanno attività fisica all’aria aperta accertandosi che siano rispettate tutte le misure di sicurezza”. E poi, aggiunge Oliverio Ferraris, si può andare al “parco, nei prati, sulla spaggia a correre, in bicicletta, coi pattini, con lo skateboard”.
Le soluzioni all’aria aperta sono numerose. Ma durante l’inverno a volte non è possibile andare fuori e oggi le palestre organizzano lezioni in rete che rispondono a tutti i gusti. E’ bene però essere ben seguiti “Molti adulti le fanno e a volte anche i ragazzi. Dal punto di vista fisiologico funzionano. Il trainer segue in video, dà istruzioni, interviene e corregge. Si possono fare lezioni individuali o di gruppo: in gruppo però, ovviamente, non c’è quel tipo di socialità che ci può essere in presenza”, conclude Oliveiro Ferraris. “Ma le lezioni on line sono utili per fare un poco di movimento ma non danno la possibilità di prendersi cura del gruppo e fare gioco di squadra. E’ questa – conclude Daffi – una delle caretteristiche più importanti dello sport: soddisfare il bisogno di stare insieme dei ragazzi e di prendersi cura l’uno dell’altro”.